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Da lumacawiki.

Cos'è il Raspberry Pi?

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Il Raspberry Pi è un computer che ha le dimensioni di una carta di credito, o poco più, caratterizzato dal costo estremamente contenuto, dai bassi consumi elettrici e dalle prestazioni simili ad uno smartphone di fascia bassa, ma non solo.

La scheda è stata progettata e viene prodotta in Gran Bretagna dall'omonima fondazione. L'intento della Raspberry Pi Foundation nel proporre questa scheda intorno al 2011 è stato quello di portare l'informatica alle masse, soprattutto come strumento per facilitare l'avvio alla programmazione (o coding, come va di moda dire) in ambienti scolastici ed educativi.

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Per certi versi, poi, il fenomeno si è evoluto, e ricorda un po' il Commodore 64 degli anni '80: un computer dal prezzo tutto sommato accessibile, che non necessita di grandi spazi e infrastrutture e nemmeno di una laurea per poterlo utilizzare; infatti è possibile collegare il Raspberry alla televisione di casa, utilizzare un mouse e una tastiera, alimentarlo con un comune caricabatterie da cellulare, e usare una schedina SD (quelle degli smartphone) come memoria di massa, oggetti probabilmente già in possesso dell'utilizzatore.

Sul Raspberry Pi gira un sistema operativo libero e gratuito, GNU/Linux, completo delle applicazioni normalmente utilizzate ogni giorno: browser web, editor di testi, riproduttori multimediali, giochi. Il sistema operativo e il suo ecosistema sono poi particolarmente adatti allo studio e alla comprensione dell'informatica. Detto questo, non aspettatevi che questa scheda possa sostituire con soddisfazione il vostro desktop o portatile, le prestazioni sono ovviamente inferiori. Però il Raspberry Pi può essere impiegato come media center, come server, come piattaforma di gioco per videogames vintage.

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Ma la caratteristica che rende particolare il Rasperry Pi, rispetto ad un comune PC, è la presenza di una piedinatura: le così dette porte GPIO. Quindi il Raspberry Pi non è solo un computer, ma una scheda elettronica di sviluppo. Questi piedini permettono di interfacciarsi al mondo fisico (per entrare nel cosiddetto physical computing). Nulla di trascendentale: con una minima infarinatura di elettronica e di informatica, chiunque sarà in grado di accendere una lampadina (o meglio, un LED). Dall'accensione di un LED si può passare al LED lampeggiante, a un sensore di movimento, a un motore, due motori, un robot (non esageriamo) fatto in casa con le proprie mani. Sistemi di domotica, stazioni meteo, raccolta di dati ambientali, elaborazione immagini, e chi più ne ha più ne metta.

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È notizia di qualche tempo fa che in 5 anni dalla sua uscita sul mercato, sono state vendute più di 12 milioni di schede Raspberry Pi. Questo fatto sta a testimoniare la versatilità e le potenzialità che l'oggetto può avere. E sebbene sulla scia del Raspberry siano usciti sul mercato oggetti simili più o meno potenti, più o meno costosi, quel che rende il Raspberry Pi vincente, è la comunità di persone che lo usano, e di conseguenza la quantità di documentazione, esempi e idee che si possono trovare sulla rete, progetti liberamente accessibili e liberamente replicabili.